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26 gennaio 2003
 
L'ultima disavventura dei Baggiani, alle prese con un'antenna per cellulari, mi conferma un timore: NON C'È VIA DI SCAMPO.
La molestia è pervasiva, la fuga inutile, nessun luogo è lontano, urbi et orbi, canta che ti passa.
C'è all'ascolto qualche tardivo aspirante emulatore del Due di due di DeCarlo? c'è qualche illuso che vorrebbe seminare il progresso progressivamente ubiquitario, far perdere le proprie tracce, dileguarsi in uno sbuffo di vento ?
Quel qualcuno si rassegni. Ormai nessuno può sentirsi al sicuro.
La collina più remota potrà essere ombreggiata da un improvviso cavalcavia o da un traliccio traditore, la vallata meno nota potrà essere colmata dalla discarica speciale, la costa più amena s'ingolferà di petrolifera putredine. Amen.

Qualche anno fa lavorai per qualche tempo alla ristrutturazione di un cascinale perso nelle colline toscane. Lontano da centri abitati, servito da uno stradello sterrato impossibile, immerso nella macchia mediterranea. All'ora di pranzo mi godevo la brezza sulla terrazza coperta: nemmeno un'abitazione in vista, il richiamo delle poiane, il verde delle radure punteggiato da querce secolari e IL RONZIO CONTINUO DEGLI AEREOPLANINI CHE PORTAVANO IN QUOTA I FOTTUTI PARACUDUTISTI!

Non c'è via di scampo, inutile scappare. Siamo spalle al muro e ci tocca lottare, ci tocca.
Oppure provare con un atollo nel Pacifico. Mi hanno detto che dalle parti di Mururoa i prezzi sono abbordabili.



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